avv. PAOLINO ARDIA | Articolo 3
In questi ultimi giorni si sono verificati numerosi episodi di intolleranza e discriminazione, che hanno avuto vasta eco sugli organi di stampa.
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Articolo 3

Articolo 3

In questi ultimi giorni si sono verificati numerosi episodi di intolleranza e discriminazione, che hanno avuto vasta eco sugli organi di stampa.
L’ultimo – in ordine di tempo – ha visto come involontaria protagonista la cantante Emma Marrone, elegantemente invitata da un consigliere comunale di Amelia, in provincia di Terni, ad aprire le cosce e a farsi pagare, dopo che, durante un suo concerto, aveva lanciato dal palco l’invito “ad aprire i porti”, con evidente riferimento alla politica del governo e al caso della nave Diciotti.
A Foligno, un insegnante di scuola elementare ha umiliato due bambini con la pelle scura – fratello e sorella che frequentano classi diverse – additandoli al resto dei compagni come troppo brutti per essere guardati.
Prima ancora, un consigliere comunale di Mantova aveva pubblicizzato la sua iniziativa di distribuire gratuitamente frittelle al luna park, ma solo ai bambini italiani.
Alle porte di Milano, invece, scritte pesantemente xenofobe sono comparse sotto la casa di una coppia di cittadini generosi che hanno adottato un giovane rifugiato di origini senegalesi, fino ad allora conosciuto solo per le doti atletiche e i risultati sportivi conseguiti.
La mamma di questo ragazzo ha giustamente puntato l’indice sul clima che si respira nel paese, sollecitando una riflessione del ministro dell’interno, il quale – dal canto suo – ha detto di rispettare il dolore della madre, precisando, però, che quest’ultima avrebbe dovuto a sua volta rispettare il bisogno di sicurezza degli italiani.
C’è un sottile fil rouge che collega tutte le vicende ricordate ed è il fatto che i rigurgiti di intolleranza provengano da soggetti che variamente ricoprono ruoli politici e/o istituzionali, come se fosse divenuto accettabile che il discorso pubblico sia sfacciatamente ispirato alla discriminazione, quasi rivendicandola come cifra caratteristica.
Le reazioni suscitate da tutti questi accadimenti – clamore, retromarce, espulsioni, sdegno diffuso – dimostrano che il paese è fortunatamente munito di anticorpi in grado di contrastare il virus dell’intolleranza, quotidianamente alimentato dalla paura infantile dell’uomo nero.
Nonostante ciò, pare opportuno ricordare che la nostra comunità nazionale si fonda, anche sul piano normativo, su principi di uguaglianza e integrazione, che sono il frutto migliore della riflessione culturale scaturita dai tragici accadimenti del secolo breve.
Tali principi non possono considerarsi disinvoltamente negoziabili perché attribuiscono un senso profondo a ciò che è lecito in una società evoluta.
Per comprendere il significato profondo di questa considerazione è utile ricordare che le c.d. leggi razziali varate a partire dal 1938 dal governo fascista erano – almeno sul piano formale – norme del tutto legittime, benché ispirate da un odioso principio di discriminazione su base etnica e religiosa.
La consapevolezza dei valori in gioco può dunque contribuire a rinforzare l’argine contro una deriva culturale retriva e pericolosa.