avv. PAOLINO ARDIA | A sangue freddo
La polemica montata dopo la pubblicazione della fotografia del principale sospettato per l’omicidio del carabiniere Cerciello Rega, bendato, ammanettato e a capo chino, ancora una volta dimostra che, rispetto a questioni serissime e delicate, piene di sfaccettature e implicazioni differenti, si ha la tendenza a far urlare la pancia
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A sangue freddo

A sangue freddo

La polemica montata dopo la pubblicazione della fotografia del principale sospettato per l’omicidio del carabiniere Cerciello Rega, bendato, ammanettato e a capo chino, ancora una volta dimostra che, rispetto a questioni serissime e delicate, piene di sfaccettature e implicazioni differenti, si ha la tendenza a far urlare la pancia, manifestando sentimenti scomposti di vendetta che poco o nulla hanno a che fare col merito delle questioni in discussione.

Di fronte a tale brutalità, coloro che cercano di lasciare spazio alla riflessione, nella migliore delle ipotesi passano per radical chic smidollati, estranei allo spirito dei tempi.

Come sempre accade, però, la cronaca della realtà offre spunti significativi per cercare di comprendere la complessità delle cose del mondo, che poco si adatta a tali semplificazioni grossolane.

È infatti di ieri la notizia che la Procura della Repubblica di Cassino si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per cinque persone, accusate di essere a vario titolo coinvolte nell’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto ad Arce nel 2001; di queste, tre sono carabinieri.

La vicenda è significativa non solo per il fatto che risulterebbero pesantemente coinvolti tre membri dell’Arma, ma anche perché, per lo stesso omicidio, a suo tempo era stato ingiustamente accusato il povero Carmine Belli, successivamente assolto solo dopo aver passato un anno e mezzo in custodia cautelare in carcere, bollato come il mostro di Arce.

Coloro che, in questi giorni frenetici, hanno invocato la legge del taglione nei confronti di Gabriel Hjorth, avrebbero forse fatto lo stesso anche per Carmine Belli, pregando affinché fosse linciato e soffocato con un sacco di plastica sulla testa.

Fortunatamente, il sistema delle garanzie del processo penale ha consentito a Belli – seppur dopo una detenzione lunga, sofferta e sostanzialmente ingiusta – di essere assolto dalle accuse, che all’epoca a qualcuno erano pur sembrate fondate, salvo poi sbriciolarsi davanti al Tribunale.

Ora occorre augurarsi che le medesime garanzie valgano anche per i cinque imputati – per tutti gli imputati, civili e carabinieri, stranieri e cittadini – qualunque sia l’esito del processo bis per il delitto di Arce.

Nel mondo della civiltà giuridica, non esistono eroi o mostri per partito preso, ma solo parti processuali con diritti, oneri e facoltà.

Ne cives ad arma ruant.